Un’isola – Karen Jennings
Se dovessi dire cosa mi ha colpito in questo libro, dovrei parlare subito del ritmo…lento e inesorabile, il ritmo della storia ti porta a far crescere il sospetto in modo esponenziale. Il sospetto che gli altri, gli sconosciuti che salvi, ai quali dai rifugio in realtà siano una minaccia. La Jennings in questo è sicuramente maestra perché riesce con una prosa diretta eppure ombrosa, evocativa, sinistra a ricreare il disagio, la paura ed infine la violenza.
Samuel, il protagonista, vive su un’isola da solo, guardiano del faro, purtroppo non è nuovo a trovare in mare cadaveri di profughi in fuga ma un giorno il corpo che trova non è senza vita. Accudisce lo sconosciuto, lo sfama, lo guarda impossessarsi dei suoi gesti quotidiani e questo lo fa ripercorrere il suo vissuto traumatico. La storia comune di tanti paesi africani, prima la colonizzazione poi i dittatori. Violenze su soprusi, delazioni e ricatti.
Per me un libro da leggere con un epilogo degno di un noir di tutto rispetto.