L’ultimo romanzo di Domenico Starnone ha un’aria malinconica straordinaria. Un “vecchio”, Nicola, ha da poco preso in affitto una casa al mare, siamo in ottobre. Ogni giorno si reca sulla spiaggia e osserva, incontra i pochi frequentatori del litorale. Osserva Lu,

"Era convinta che nella vita anche le cose brutte, quelle sbagliate, alla fine un senso ce l'avessero. Perché altrimenti c'era da impazzire di disperazione e lasciarsi seccare come le piante senz'acqua." Roberta Recchia, al suo primo romanzo, è stata così brava

Questo romanzo esce dritto dritto dalla tradizione della commedia nera. Daniel Di Schuler si fa gioco di certi personaggi che eleggono la furbizia e l’indole truffaldina a sistema di vita. Ma non riusciamo a volergliene a questo condensato fantozziano del prototipo dell’italiano

Cocuán è un villaggio piccolo e terribile. I suoi abitanti sono cattivi, come dice Filatelio "la carne viva è molto cattiva". Ad un certo punto alcuni cominciano a sparire, altri ad impazzire