Incontriamo Gianluca Grossi, un’occasione per riparlare di temi a lui cari e di attualità.
Sinossi:
«Le storie e le riflessioni consegnate a questo libro nascono dall’urgenza di restituire alla popolazione della Striscia di Gaza, che ho raccontato nel corso degli anni, l’umanità che la guerra scoppiata dopo il 7 ottobre 2023 le ha negato. Sono affioramenti della memoria, sospensioni.
Costituiscono un ricordo vivido di un tempo che, per me, non è mai trascorso. Sono dispacci dal dimenticatoio, perché è per un dimenticatoio che il mondo scambia Gaza: una terra alla quale è possibile fare di tutto, tanto finirà cancellato dallo smemoramento».
Riassume così Gianluca Grossi ciò che lo ha spinto a scrivere questo nuovo volume e non è un caso che metta l’accento sulla forte impronta soggettiva che lo caratterizza: nelle sue pagine sono contenuti i racconti di situazioni che l’autore ha vissuto in prima persona nella Striscia di Gaza, la descrizione degli incontri con personaggi straordinari, la narrazione di situazioni impensabili, dalle più terribili a quelle che non possono che strappare un sorriso e, non da ultimo, le riflessioni di un reporter che, attraverso la sua esperienza, non può che smontare la finta convinzione che la Storia non si ripeta: a Gaza, si ripete.
L’autore dedica il libro a sua madre e a tutte le madri. In un passaggio scrive: «Ascoltate le madri, sempre, in guerra. Assorbono il dolore, fino a diventarne gravide. Lo portano con sé. Quando lo rimetteranno al mondo non avrà le fattezze dell’odio. Non avrà nemmeno le fattezze del perdono concesso a chi ha strappato loro un figlio, più figli. Sarà conoscenza, questa sì: le madri sanno».