Accabadora – Michela Murgia
“<<Acabar>>, in spagnolo, significa finire. E in sardo <<Accabadora>> è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un’assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. Perché lei è l’ultima madre.” cit.
Un anno fa questa piccola libreria era un sogno, una possibilità che stavamo accarezzando piano, con molta delicatezza, perché in fondo non eravamo sicure di avere abbastanza coraggio, forza e fantasia per metterla in piedi. Quello di cui eravamo certe era che nel momento in cui ci fossimo decise, nel catalogo del nostro piccolo sogno avremmo inserito i libri che più avevamo amato.
“Accabadora “era sicuramente uno di questi.
Poi, sempre un anno fa esatto, Michela Murgia, che ha scritto Accabadora, appunto, è morta. Un po’ troppo presto, purtroppo, perché noi speravamo di leggere altri suoi romanzi bellissimi. Noi che ci eravamo sbellicate dal ridere (per non piangere) su “Il mondo deve sapere”, che avevamo amato “Chirù” anche se avevamo aspettato a leggerlo perché insomma, e se poi non era all’altezza di Accabadora? Lo era.
Che avevamo letto “Tre ciotole” e ritrovato lei in tutte quelle storie, che l’avevamo seguita sui social, in tele, sui giornali e letto i suoi saggi.
Che forse non eravamo proprio sempre esattamente d’accordo con lei su tutto ma non potevamo non ammirarla per l’intelligenza così brillante ed evidente e per i modi mai prevaricanti.
Insomma, oggi anche noi (anche se, lo sappiamo, oggi c’è solo lei dappertutto) la vogliamo ricordare e consigliare quello che resta, nel nostro cuore, il suo romanzo più bello e che racchiude tra le sue pagine tutte le cose di cui Murgia ci ha parlato negli anni: maternità, famiglia, identità, diritti, dignità, morte e politica….e tanto altro ancora.
Se ancora non l’avete letta, ecco, fatelo. È sempre un buon momento per le cose belle.
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