L’ombra del cardo – Aki Shimazaki
“Abbi dignità.”
Ad un certo punto del romanzo c’è questa frase qui, che poi è un’esortazione, quasi un ordine. Una frase che ogni tanto ognuno, in cuor suo, dovrebbe ripetersi: “Abbi dignità.”
DIGNITÀ – sostantivo femminile – Rispetto che l’uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di sé stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati.
Aki Shimazaki è la scrittrice giapponese contemporanea che amo di più. I suoi romanzi sono sempre composti da cinque lunghi racconti che messi insieme creano un’unica storia. È stato così per “Il peso dei segreti”, “Nel cuore di Yamato” e infine per quest’ultimo libro, “L’ombra del cardo” composto da “Azami” (Cardo), “Hōzuki” (Alchechengio) , “Suisen” (Narciso), “Fuki-no-tō” (Farfaraccio) e infine “Maimai” (Lumaca).
In ognuno dei cinque racconti i protagonisti si trovano ad avere a che fare con qualcosa che ha strettamente a che vedere con la dignità e con la visione che queste persone hanno di se: avremo quindi chi cercherà di mantenere la propria dignità a tutti i costi, chi rischierà di perderla prima di tornare sui giusti binari e recuperare e chi, invece, tronfio e pieno di sé, forse stupido o forse solo profondamente e disgraziatamente infelice, non si renderà conto di averla già persa da un pezzo, la dignità, soprattutto agli occhi di chi lo circonda.
Ogni personaggio è legato all’altro da un filo a volte sottile e a volte molto spesso. Tutti hanno un segreto o sono vittime di un segreto.
È un libro bellissimo, scorrevole – perché la scrittura di Shimazaki è calma eppure avvolgente – e con una sua particolarissima profondità.
Da leggere assolutamente.